venerdì 17 aprile 2015

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Via Persefone Taranto








La Dea in Trono da Taranto



Berlino, Pergamon Museum

Statua in marmo; altezza m 1,51. Una guida del Museo Pergamon [3] riporta la dicitura: "Da Taranto; acquistata nel 1915 sul mercato d'arte di Parigi".
In un articolo pubblicato sulla rivista Magna Graecia [4] Madeleine Mertens-Horn riporta alcune circostanze relative al suo ritrovamento a Taranto.

Interpretazione

La statua della dea assisa in trono fu realizzata intorno al 460 a.C.. Nella realizzazione artistica viene alla luce, riconoscibile nel ritmo che anima le forme della figura e le vesti, il passaggio dall'epoca tardo-arcaica a quella classica.
L'interpretazione che si tratti di una dea è determinata dalla posizione solenne in cui la figura siede,  ma anche dagli oggetti che probabilmente teneva fra le mani.
Se ci basiamo sull'osservazione di una figura in terracotta, simile alla statua, che possiamo vedere esposta in una vetrina vicina, la dea potrebbe aver tenuto nella mano destra una coppa per il sacrificio, e nella sinistra forse un alàbastron -  recipiente per unguenti - oppure un frutto, forse una melagrana. Questi oggetti sono tipici attributi della dea Persefone.
Questa interpretazione, però, non è condivisa da tutti gli studiosi. Nell'articolo citato, M. Mertens-Horn propone l'identificazione con la dea Afrodite sulla base di elementi dell'acconciatura e dell'abbigliamento.

Disposizione e ornamenti

La figura della dea non occupa tutto lo spazio offerto dal trono a quattro gambe, il cui schienale sale fino alla testa della figura stessa. Solo guardando di lato si possono notare l'imbottitura del sedile e come sia fatto lo schienale della spalliera che sostiene la dea.
L'alto sgabello poggiapiedi e il trono imitano una costruzione in legno.

Se osservate il lato anteriore del trono potrete notare nella parte inferiore del sedile, vicino alla gamba sinistra, qualcosa di particolare. Qui si sono conservati dei pallidi resti di un abbellimento a colori con palmette. Di conseguenza è lecito supporre che il tutto fosse dipinto a colori.

Era presente anche un ornamento di metallo. Tracce di una tale applicazione in metallo e dei fori sono chiaramente riconoscibili sul diadema che corona il capo della dea e sulle sue orecchie.

Il ritmo della figura

Le braccia della dea non riposano sui braccioli del trono: collocazione delle braccia e posizione dei piedi testimoniano, al contrario, il ritmo oscillante che movimenta la figura, facendola sembrare non rigida e immobile nella posizione seduta.

Le pieghe della veste che si sovrappongono l'una all'altra di piatto nell'arcaico mantello sghembo e la lunga tunica rivelano, aderendovi, le forme del corpo. L'insieme delle pieghe non è casuale: al contrario, sostiene con un ben ordinato ritmo di linee l'aspetto pieno di dignità che caratterizza la figura.


Il sorriso della dea

In particolare, colpisce l'effetto che riesce a produrre l'espressione del viso della dea: una calma soave, quasi carica di allegria, severità e al tempo stesso dolcezza, segnano i lineamenti del volto. Il sorriso tipico dell'epoca arcaica è scomparso, ma la pettinatura ricorda ancora decisamente le acconciature portate dalle chorai arcaiche.

Approfondimenti



Articolo tratto dal Catalogo del Museo Nazionale Archeologico di Taranto [1].

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