sabato 28 gennaio 2017

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Furto al Museo Spartano, rubati pavimenti del '600 di Casa nobiliare de Beaumont. Uno sfregio nel borgo antico

Comunichiamo che nella mattinata di sabato 28 Gennaio la direzione del museo ipogeo spartano ha riscontrato il furto dei secenteschi pavimenti  della Casa della marchesa de Beaumont Bonelli,  meta di visite guidate nazionali e internazionali.

I ladri, dopo aver scassinato il portone di ferro di accesso alla casa e la porta originale dotata di tre catenacci di sicurezza, hanno smontato il pavimento costituito da maioliche originali del '600 della sala gialla e dello studiolo nobiliare.

Il danno in termini storici è ingente in quanto i pavimenti erano una delle poche testimonianze del '600 tarantino ancora visitabili.

Gli appartamenti non restaurati del palazzo de beaumont bonelli, uno dei più importanti del borgo antico di Taranto, di proprietà ignota sono spesso preda di fenomeni di abusivismo che nessuno sembra essere in grado di arginare e contrastare.

Il palazzo risulta attualmente sprovvisto di un condominio e il portone di ingresso del palazzo risulta costantemente aperto alla mercé della criminalità

Il recupero del Borgo antico di Taranto, aldilà di enormi progetti per ora visti solo sulla carta, passa attraverso il ripristino della legalità, della civiltà e della bellezza che dovrà a nostro avviso essere al primo posto nell'azione della prossima amministrazione comunale eletta.

Le visite guidate agli antichi ambienti continuano perché non siamo abituati ad arrenderci di fronte ai barbari che con questo atto vandalico hanno cercato di fermare il nostro lavoro e con esso il recupero di un pezzetto del nostro centro storico.

Noi non ci fermiamo e non ci fermeremo. 

Abbiamo riportato a nuova vita questi ambienti antichi nel lontano 2003 rendendoli fruibili a tutti i cittadini e lo faremo di nuovo con la passione di sempre, costi quel che costi. 

La famiglia Bellacicco.






martedì 10 gennaio 2017

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Taranto ed i Dioscuri


Rituali di guerra: i dioscuri a Taranto e Sparta


Stipe = Stipe: in archeologia, lo scarico di oggetti votivi e di varia natura rinvenuti in depositi e cumuli. Quando la quantità delle offerte alla divinità diventava eccessiva, il materiale di minore valore veniva depositato in una fossa nei pressi del luogo di culto e sepolto per non essere profanato.



D.3.g.12
,Piazza Marconi, 3 frr. su 136, 
LIPPOLIS
1995, p. 113.
08.Stipe D.3.g.13
,Via Leonida 76, 37 frr. su 253,
  LIPPOLIS
1995, pp. 113-114.
09.Stipe D.3.g.16
,Via Minniti, tra v. Oberdan e v. Mazzini, 129 frr. su 135 coroplastici + 89 frr. di vasivotivi; 6 frr. altro (recumbente 2, ceramica e varia), 
LIPPOLIS
1995, pp. 114-115.
10.Stipe D.3.g.19
,Proprietà Cacace, 9 frr. su 147 (contesto incompleto),L IPPOLIS
1995, pp. 115-116.
11.Stipe D.3.g.21
,II bacino di carenaggio, 6 frr. su 54, 
LIPPOLIS
1995, p. 116.
12.Stipe D.3.g.22
,II bacino di carenaggio, 1 fr. su 130, P
LIPPOLIS
1995, pp. 116-117.
13.Stipe D.3.g.25
,Proprietà Lo Jucco, Masseria Tesoro, 168 frr. su 168 + 32 anfore, 
LIPPOLIS
1995, pp. 117-118.
14.Stipe D.3.g.32
,Via Crispi 78, 2 frr. su 159,
LIPPOLIS
1995, pp. 119-120.
15.Stipe D.3.g.34
,Via Icco, 1 fr. su 62,
( Da  http://www.filonidetaranto.it/2015/04/i-dioscuri-taranto.html )


Dioscuri Mitici figli di Zeus (Διὸς κοῦροι), di nome Castore e Polluce, generati insieme con Elena dall’uovo di Leda, congiuntasi con Zeus trasformato in cigno. Compivano le loro gesta sempre uniti: Castore domatore di cavalli, Polluce valente nel pugilato. Ambedue furono considerati divinità benefiche e salvatrici. Erano anche protettori dei naviganti nelle burrasche. Fra le gesta loro attribuite, la liberazione della sorella Elena rapita decenne da Teseo; la partecipazione alla spedizione degli Argonauti; la caccia del cinghiale Calidonio. Il mito più popolare era il ratto delle Leucippidi, in cui Castore fu ucciso dagli Afaridi; Polluce pregò il padre Zeus che mandasse la morte anche a lui, ma Zeus gli concesse di rinunciare a metà della propria immortalità in favore del fratello. Così i due vivono insieme alternativamente un giorno nell’Olimpo e un giorno nel regno dei morti.
A Sparta i D. presiedevano alle gare equestri e agli agoni ginnici, ed ebbero feste in tutta la Grecia. Furono venerati anche in ambiente latino-romano col nome di Castori (Castores): ebbero culto speciale a Lavinio, a Tuscolo e in Roma. La festa annua in Roma in onore dei D. si celebrava il 15 luglio, anniversario della battaglia del Lago Regillo (499 o 496 a.C.), cui, secondo la leggenda, presero parte.
L’arte antica li ha raffigurati generalmente nudi, con mantello dietro le spalle; in testa portano il pileo conico sormontato da una stella; hanno in mano la lancia. Sono rappresentati sia a cavallo, sia accanto al cavallo che tengono per il morso.
( Da enciclopedia Treccani)





lunedì 9 gennaio 2017