La sinergia fra dimensioni parallele ovvero Il Museo nazionale archeologico e le strutture private determina la crescita culturale di un territorio. Nell'apprezzare la neo direttrice Eva Degl'Innocenti nella sua iniziativa di conoscere le realtà sotterranee del borgo antico, le porgiamo i migliori auguri di buon lavoro.
domenica 29 novembre 2015
venerdì 27 novembre 2015
domenica 22 novembre 2015
venerdì 20 novembre 2015
domenica 15 novembre 2015
venerdì 13 novembre 2015
L'Immacolata concezione a Taranto 8/12
La seconda patrona di Taranto,l'Immacolata Concezione. Per quella data vi stiamo preparando una sorpresa.
La statua tarantina dell'Immacolata. |
Se il giorno di Santa Cecilia
è l’anticamera tutta tarantina delle feste natalizie, l’8 dicembre ne è
a tutti gli effetti la porta principale. E’ il giorno della Vergine
Immacolata, figura cristiana fra quelle di più antica devozione nella nostra città. La prima confraternita dell’Immacolata Concezione si ebbe a Taranto nel 1578, nata per volontà di frati francescani che, dal convento del Santo di Assisi, oggi sede universitaria, si trasferirono presso l’annessa cappella dedicata alla Vergine. Un secolo dopo, nel 1679, i confratelli commissionarono a Napoli la bellissima statua lignea dell’Immacolata oggi custodita nella chiesa di San Michele, nel Borgo antico. L’opera, definita fra le più belle presenti a Taranto, raffigura la Vergine avvolta in una morbida mantella celeste a ricami dorati, con lo sguardo rivolto al cielo nell’intento di pregare ed un piede impegnato a scacciare negli Inferi la diabolica figura di un dragone. Ma c’è un ulteriore particolare a renderla unica per tutti i tarantini…quelle mani giunte non sul petto, ma verso destra, in un’inconsueta posa che la tradizione popolare attribuisce ad un miracolo. La notte fra il 7 e l’8 dicembre del 1710, proprio a cavallo del giorno dell’Immacolata, Taranto fu colpita da un tremendo terremoto che, nonostante la sua forza dirompente, non causò alcuna perdita di vite umane. Per i tarantini fu la Vergine ad arrestare la catastrofe con queI gesto delle mani, tanto che appena nel luglio seguente l’allora sindaco della città Capitignano proclamò l’Immacolata protettrice di Taranto. Allo stesso intervento divino fu attribuita anche la salvezza della città dal terribile terremoto (con annesso tsunami) che si abbattè sul Salento la notte del 20 febbraio del 1743, sicché il crescente culto per la Vergine suggerì, nel 1810, il trasferimento definitivo del simulacro e dell’intera congrega presso la più confortevole chiesa di San Michele, sempre sulla strada Maggiore (oggi via Duomo), ma qualche decina di metri verso il Castello. Nel
1943, su proposta dell’arcivescovo Bernardi, l’Immacolata completò la
sua ascesa nei cuori dei tarantini venendo proclamata compatrona della
città al pari di San Cataldo.
Le celebrazioni tarantine della Vergine hanno inizio nell’ultima
domenica di novembre, giorno in cui la statua viene condotta in
processione nella Basilica Cattedrale di San Cataldo, accompagnata dai fedeli e dalle tradizionali pastorali. La
novena si conclude il 7 dicembre e, come ogni anno, viene onorata con
l’esposizione di altarini e la diffusione fra i vicoli della Città
Vecchia del celebre inno popolare “O Concetta Immacolata”. Nel
tardo pomeriggio dell‘8 ha invece luogo la processione che percorre
pendìo San Domenico, piazza Fontana, via Garibaldi e piazza Castello col
seguito di autorità religiose e civili e le bande della città. La chiesa di San Michele è
oggi gestita dai cavalieri del Sovrano Ordine di Malta, in ossequio a
Giambattista Protontino, il patrizio tarantino che fondò il monastero
delle Cappuccinelle, oggi sede del conservatorio Paisiello, a cui è
annessa la chiesetta. In questa giornata, come per quella di Santa Cecilia, è uso a Taranto preparare le pèttole, (il cui nome deriverebbe dal latino pitta, piccola focaccia) tipiche frittelle a forma di palla composte di sola farina e acqua e cosparse di sale o zucchero. Tipico anche il consumo del panino detto 'u mescetàle (da vegetale,
ossia ‘della Vigilia’), con cui in passato si soleva interrompere il
digiuno del 7. La fede lascia poi il campo alla ritualità nella sera
della Vigilia in cui, oggi come ieri, le famiglie tarantine si
riuniscono attorno alla tavola per una cena a base di pesce, seguita
dalla prima tombolata delle festività natalizie.
- See more at: http://www.targatota.org/2012/12/cultura-taranto-e-limmacolata-storia-di.html#sthash.zeHdizhq.dpufLa statua tarantina dell'Immacolata. |
Se il giorno di Santa Cecilia
è l’anticamera tutta tarantina delle feste natalizie, l’8 dicembre ne è
a tutti gli effetti la porta principale. E’ il giorno della Vergine
Immacolata, figura cristiana fra quelle di più antica devozione nella nostra città. La prima confraternita dell’Immacolata Concezione si ebbe a Taranto nel 1578, nata per volontà di frati francescani che, dal convento del Santo di Assisi, oggi sede universitaria, si trasferirono presso l’annessa cappella dedicata alla Vergine. Un secolo dopo, nel 1679, i confratelli commissionarono a Napoli la bellissima statua lignea dell’Immacolata oggi custodita nella chiesa di San Michele, nel Borgo antico. L’opera, definita fra le più belle presenti a Taranto, raffigura la Vergine avvolta in una morbida mantella celeste a ricami dorati, con lo sguardo rivolto al cielo nell’intento di pregare ed un piede impegnato a scacciare negli Inferi la diabolica figura di un dragone. Ma c’è un ulteriore particolare a renderla unica per tutti i tarantini…quelle mani giunte non sul petto, ma verso destra, in un’inconsueta posa che la tradizione popolare attribuisce ad un miracolo. La notte fra il 7 e l’8 dicembre del 1710, proprio a cavallo del giorno dell’Immacolata, Taranto fu colpita da un tremendo terremoto che, nonostante la sua forza dirompente, non causò alcuna perdita di vite umane. Per i tarantini fu la Vergine ad arrestare la catastrofe con queI gesto delle mani, tanto che appena nel luglio seguente l’allora sindaco della città Capitignano proclamò l’Immacolata protettrice di Taranto. Allo stesso intervento divino fu attribuita anche la salvezza della città dal terribile terremoto (con annesso tsunami) che si abbattè sul Salento la notte del 20 febbraio del 1743, sicché il crescente culto per la Vergine suggerì, nel 1810, il trasferimento definitivo del simulacro e dell’intera congrega presso la più confortevole chiesa di San Michele, sempre sulla strada Maggiore (oggi via Duomo), ma qualche decina di metri verso il Castello. Nel
1943, su proposta dell’arcivescovo Bernardi, l’Immacolata completò la
sua ascesa nei cuori dei tarantini venendo proclamata compatrona della
città al pari di San Cataldo.
Le celebrazioni tarantine della Vergine hanno inizio nell’ultima
domenica di novembre, giorno in cui la statua viene condotta in
processione nella Basilica Cattedrale di San Cataldo, accompagnata dai fedeli e dalle tradizionali pastorali. La
novena si conclude il 7 dicembre e, come ogni anno, viene onorata con
l’esposizione di altarini e la diffusione fra i vicoli della Città
Vecchia del celebre inno popolare “O Concetta Immacolata”. Nel
tardo pomeriggio dell‘8 ha invece luogo la processione che percorre
pendìo San Domenico, piazza Fontana, via Garibaldi e piazza Castello col
seguito di autorità religiose e civili e le bande della città. La chiesa di San Michele è
oggi gestita dai cavalieri del Sovrano Ordine di Malta, in ossequio a
Giambattista Protontino, il patrizio tarantino che fondò il monastero
delle Cappuccinelle, oggi sede del conservatorio Paisiello, a cui è
annessa la chiesetta. In questa giornata, come per quella di Santa Cecilia, è uso a Taranto preparare le pèttole, (il cui nome deriverebbe dal latino pitta, piccola focaccia) tipiche frittelle a forma di palla composte di sola farina e acqua e cosparse di sale o zucchero. Tipico anche il consumo del panino detto 'u mescetàle (da vegetale,
ossia ‘della Vigilia’), con cui in passato si soleva interrompere il
digiuno del 7. La fede lascia poi il campo alla ritualità nella sera
della Vigilia in cui, oggi come ieri, le famiglie tarantine si
riuniscono attorno alla tavola per una cena a base di pesce, seguita
dalla prima tombolata delle festività natalizie.
- See more at: http://www.targatota.org/2012/12/cultura-taranto-e-limmacolata-storia-di.html#sthash.zfXUpDRU.dpufLa statua tarantina dell'Immacolata. |
Se il giorno di Santa Cecilia
è l’anticamera tutta tarantina delle feste natalizie, l’8 dicembre ne è
a tutti gli effetti la porta principale. E’ il giorno della Vergine
Immacolata, figura cristiana fra quelle di più antica devozione nella nostra città. La prima confraternita dell’Immacolata Concezione si ebbe a Taranto nel 1578, nata per volontà di frati francescani che, dal convento del Santo di Assisi, oggi sede universitaria, si trasferirono presso l’annessa cappella dedicata alla Vergine. Un secolo dopo, nel 1679, i confratelli commissionarono a Napoli la bellissima statua lignea dell’Immacolata oggi custodita nella chiesa di San Michele, nel Borgo antico. L’opera, definita fra le più belle presenti a Taranto, raffigura la Vergine avvolta in una morbida mantella celeste a ricami dorati, con lo sguardo rivolto al cielo nell’intento di pregare ed un piede impegnato a scacciare negli Inferi la diabolica figura di un dragone. Ma c’è un ulteriore particolare a renderla unica per tutti i tarantini…quelle mani giunte non sul petto, ma verso destra, in un’inconsueta posa che la tradizione popolare attribuisce ad un miracolo. La notte fra il 7 e l’8 dicembre del 1710, proprio a cavallo del giorno dell’Immacolata, Taranto fu colpita da un tremendo terremoto che, nonostante la sua forza dirompente, non causò alcuna perdita di vite umane. Per i tarantini fu la Vergine ad arrestare la catastrofe con queI gesto delle mani, tanto che appena nel luglio seguente l’allora sindaco della città Capitignano proclamò l’Immacolata protettrice di Taranto. Allo stesso intervento divino fu attribuita anche la salvezza della città dal terribile terremoto (con annesso tsunami) che si abbattè sul Salento la notte del 20 febbraio del 1743, sicché il crescente culto per la Vergine suggerì, nel 1810, il trasferimento definitivo del simulacro e dell’intera congrega presso la più confortevole chiesa di San Michele, sempre sulla strada Maggiore (oggi via Duomo), ma qualche decina di metri verso il Castello. Nel
1943, su proposta dell’arcivescovo Bernardi, l’Immacolata completò la
sua ascesa nei cuori dei tarantini venendo proclamata compatrona della
città al pari di San Cataldo.
Le celebrazioni tarantine della Vergine hanno inizio nell’ultima
domenica di novembre, giorno in cui la statua viene condotta in
processione nella Basilica Cattedrale di San Cataldo, accompagnata dai fedeli e dalle tradizionali pastorali. La
novena si conclude il 7 dicembre e, come ogni anno, viene onorata con
l’esposizione di altarini e la diffusione fra i vicoli della Città
Vecchia del celebre inno popolare “O Concetta Immacolata”. Nel
tardo pomeriggio dell‘8 ha invece luogo la processione che percorre
pendìo San Domenico, piazza Fontana, via Garibaldi e piazza Castello col
seguito di autorità religiose e civili e le bande della città. La chiesa di San Michele è
oggi gestita dai cavalieri del Sovrano Ordine di Malta, in ossequio a
Giambattista Protontino, il patrizio tarantino che fondò il monastero
delle Cappuccinelle, oggi sede del conservatorio Paisiello, a cui è
annessa la chiesetta. In questa giornata, come per quella di Santa Cecilia, è uso a Taranto preparare le pèttole, (il cui nome deriverebbe dal latino pitta, piccola focaccia) tipiche frittelle a forma di palla composte di sola farina e acqua e cosparse di sale o zucchero. Tipico anche il consumo del panino detto 'u mescetàle (da vegetale,
ossia ‘della Vigilia’), con cui in passato si soleva interrompere il
digiuno del 7. La fede lascia poi il campo alla ritualità nella sera
della Vigilia in cui, oggi come ieri, le famiglie tarantine si
riuniscono attorno alla tavola per una cena a base di pesce, seguita
dalla prima tombolata delle festività natalizie.
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