venerdì 17 aprile 2015

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Via Icco Taranto







Icco
ICCO da Taranto, figlio di Nicolaide, vissuto nel periodo aureo della maggiore floridezza di Taranto, cioè circa il V sec. a.C. Medico insigne, ginnasiarca e maestro dei più valenti ginnici del suo tempo, famosissimo atleta, vincitore del gran premio in Olimpia, fu eternato in un monumento nel tempio di Giunone. Visse sempre casto per non indebolire le forze del corpo, come scrive Eustazio. Fu famoso anche come esempio di vita sobria e temperante tanto che, in contrasto e in antitesi con i famosi pranzi luculliani rimasti proverbiali a Roma, si era soliti ricordare il frugalissimo pasto di Icco con "Icci Coena".
La continenza e temperanza di Icco servirono a Platone per indurre i giovani alla virtù; argomento efficace anche per "indurre noi cristiani all’acquisto della perfezione", come scrive S. Paolo (in Merodio: "Istoria di Taranto" 1799).
Icco fu il fondatore della ginnastica medica e innovatore nella ginnastica e nella dieta atletica. Per primo intuì la grande influenza della ginnastica sulla medicina e sulla dietetica, come mezzo profilattico e curativo. E questi principi applicò nella palestra del ginnasio, principi poi svolti ampiamente da Erodico, al quale erroneamente si attribuisce il merito di essere stato il fondatore della ginnastica medica.
Nulla ci resta di lui, se non pochi cenni di Platone, Pausania, Eliano e rari passi di altri scrittori dai quali è ben difficile, però, ricostruire la vita di questo tarantino illustre.
C’è nella sala degli stemmi del palazzo del governo, una epigrafe di Alessandro Criscuolo: "Icco / medico - educatore - filosofo / volle una virile gioventù / nella casa - nel ginnasio - nel foro - nella battaglia / l’acciaio delle anime temprando / col mastello della virtù / odiato dai flaccidi e dalle etère / trionfò recando al patrio altare di Pallade Astata / le chiavi di tutti i cuori sul guancial del suo cuore".

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