L’avvio del corso di laurea di Medicina a Taranto rappresenta un evento simbolico per il territorio Taranto
e per l’intera regione Puglia, la fine di un vecchio modo di pensare e la
nascita di una diversa visione del futuro.
Taranto si sta progressivamente smarcando dalla sua
(immeritata) fama di città dell’acciaio per puntare su turismo, sulla cultura,
sui beni archeologici, sulla agricoltura di qualità e sullo sport. Queste sono
parole che abbiamo utilizzato 10 anni fa durante le innumerevoli manifestazioni
liceali contro l’Ilva e il suo becero colonialismo imperante. Oggi quelle
stesse parole stanno diventando realtà concrete. 10 anni fa avevamo intravisto
una possibile via di uscita ma, citando Aldo Moro, “per realizzare le cose
serve tutto il tempo necessario”.
Taranto può dunque diventare “la locomotiva del Salento”
(cit. Lino de Matteis) non solo perché ha la necessità di farlo ma anche perché
tutto quanto il territorio salentino ha da guadagnare in questo. In termini
turistici, culturali, infrastrutturali e di prospettive future.
Il calo fisiologico dei flussi turistici nelle località
ioniche della provincia leccese può e deve essere bilanciato da un aumento del
turismo culturale della provincia di Taranto che gode anche di una molto
proficua vicinanza geografica con Matera capitale della cultura e con l’arco
ionico magno greco lucano e calabrese.
In vista dei giochi del mediterraneo del 2026 Taranto può
assumere il ruolo di cerniera tra il sistema turistico materano, l’arco ionico
e la puglia meridionale per mettere a sistema un territorio che può offrire al
turista una offerta straordinariamente ricca e variegata
Non più quindi il turismo balneare mordi e fuggi che non
pochi problemi ha riservato ai cittadini gallipolini nel corso delle estati bensì
una offerta più ampia che consenta al turista una permanenza prolungata e
soprattutto diversificata con inevitabili ricadute positiva per l’economia di
tutto il Salento che ha capito che non si può più immaginare di fare turismo
duraturo solo con belle spiagge e discoteche.
In questo senso l’offerta turistica è molto simile agli
investimenti in borsa. Chi investe solo su una singola società per azioni
rischia di perdere tutto il capitale in caso di fallimento della società. La
diversificazione (e quindi la varietà nell’offerta) è invece la chiave per il
successo.
Taranto non può fare tutto questo da sola perché nonostante
sia tra le province pugliesi con il più alto tasso di crescita turistica ha
ancora bisogno di tempo per smarcarsi dalla monocoltura dell’acciaio. Allo stesso
modo le province di Lecce e Brindisi hanno bisogno di Taranto perché si sta
candidando ad essere la città con i maggiori servizi della puglia meridionale e
perché, tra MarTa, borgo antico e aree archeologiche, vanta una offerta
turistico-culturale di caratura internazionale.
L’arco ionico magnogreco ha necessità di fare sistema con
Taranto perché se si vuole puntare, come tantissimi comuni stanno facendo (da
Policoro a Metaponto), sul brand Magna Grecia non si può fare a meno di quella
che viene definita la sua capitale.
Se si riflette bene anche Matera ha un interesse nel creare
una rete comune perché i flussi turistici sono come una macchina sportiva: per
continuare a correre hanno bisogno di spingere costantemente sull’acceleratore.
Quando si chiuderanno i riflettori di Matera Capitale della
cultura 2019 sarà necessario individuare nuove spinte e nuovi carburanti per
continuare a sostenere la crescita turistica di tutto il distretto. E chi può
farlo se non i giochi del mediterraneo di Taranto 2026?
L’orizzonte su cui lavorare quindi è Taranto 2026 e
bisognerà arrivare a quella data con le carte in regola per poter fare la
differenza. Penso al nuovo terminal crociere del porto di Taranto attualmente
in costruzione, al rilancio dell’aeroporto di Grottaglie , al frecciarossa Taranto-Milano
che da un paio di anni collega il Salento con il resto dell’Italia attraverso
la Basilicata. Sarà necessario dare una nuova veste al borgo antico di Taranto,
tra i più importanti d’Italia, e una nuova mobilità interna con la
metropolitana del mare e con il nuovo piano di mobilità sostenibile. Per quella
data Taranto dovrà consolidare la sua offerta universitaria e sanitaria (con il
nuovo ospedale in costruzione) e migliorare i collegamenti con il resto del
Salento attraverso l’eterna incompiuta Bradanico-Salentina e con nuovi servizi
ferroviari e su gomma.
L’obiettivo finale è di realizzare un distretto
turistico-culturale-economico che partendo da Santa Maria di Leuca arrivi a
Matera e all’arco ionico magno greco passando per Taranto, perno geografico
dell’interno sistema. Le lezione della realtà turistica internazionale parla
chiaro: solo uniti si va lontano.
Possiamo farlo e dobbiamo farlo. Per noi tarantini in
particolare è vitale farlo. Perché nell’inferno colonialista della monocoltura
dell’acciaio non ci vogliamo tornare mai più.
Roberto Bellacicco
Museo Ipogeo Spartano di Taranto
Medico in formazione in Medicina Generale
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