martedì 20 febbraio 2018

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La Regione Puglia taglia i fondi per il Magna Grecia di Taranto. L'assessore Capone come l'arbitro Moreno: "Ci spiace, può succedere"


Ci risiamo. Una nuova Italia-Corea 2002. 
Questa volta l'Italia è interpretata da Taranto, la Corea da Bari e Lecce e il famoso e amato arbitro Byron Moreno dall'assessore regionale alle attività culturali Loredana Capone

"Ci spiace ma può succedere"

Con queste parole l'assessore regionale Loredana Capone ha commentato il taglio dei finanziamenti alle attività culturali da parte della Regione Puglia (triennio 2017-2019)  ad uno dei più importanti convegni archeologici d'Italia, quello sulla Magna Grecia, organizzato dall'Istituto sulla Storia e Archeologia della Magna Grecia che vanta più di mezzo secolo di tradizione.



Ufficialmente il convegno non avrebbe rispettato i termini del bando regionale.
In realtà la sua colpa è quella di essere organizzato a Taranto, la città che all'interno della ripartizione dei fondi beneficia del 4% dei finanziamenti in confronto al 40% di Bari e al 30% di Lecce (la città dell'assessore Capone).

Il fatto che il convegno sia di gran lunga il più importante dal punto di vista culturale passa in secondo piano di fronte al fatto che mancano meno di 2 settimane al 4 Marzo e questo l'assessore Capone lo sa molto bene. 


Che Loredana Capone non ami Taranto lo si era capito fin dall'inizio del suo mandato. In Regione Puglia vale la regola del "mors tua, vita mea" e se l'assessore prende i voti a Lecce è li che si concentrano i progetti più culturalmente degni di finanziamento anche se si parla di una sagra della salsiccia in una piazza paesana.  

Di Bari è inutile parlare. Bari, il bidone aspiratutto, è Dubai

A rileggere bene le parole di Loredana Capone ci si rende conto che questa volta siamo andati oltre: sono le parole di chi, forte di una solida copertura politica, si può permettere di deridere con strafottenza chi  non ha una autorevole rappresentanza in regione. Ai tarantini si può fare qualsiasi cosa e si possono anche prendere in giro, tanto oltre ai post su fb e qualche manifestazione di piazza con i soliti 4 gatti non si va.

Esattamente come per la soprintendenza che fu cancellata 2 anni fa in favore di Lecce.

L'episodio ricorda in modo impressionante la partita Italia-Corea del 2002, il match truccato perso dall'Italia a causa dell'arbitro Byron Moreno che aveva il preciso compito di far vincere la squadra coreana che ospitava i mondiali. 
Una fotografia che ha fatto il giro del mondo raffigura l'allenatore dell'Italia Trapattoni mentre calcia una bottiglia d'acqua urlando contro un commissario della Fifa che, protetto dalle tribune, sorride strafottente dicendo: "Ci spiace, può succedere"

La Capone dovrà pagare i diritti al commissario Fifa. 

L'Italia uscì ingiustamente dai mondiali e a nulla valsero le proteste di una nazione intera contro il più clamoroso imbroglio della storia dei mondiali di calcio.


Le regole sono le regole e possono essere ampiamente interpretate da chi in quel momento ha il ruolo dell'arbitro 

Il potere è uguale in tutte le parti del mondo. Non conta chi abbia ragione e chi torto, non contano  bandi e avvisi pubblici. 
Conta solo chi ha il coltello dalla parte del manico.   

E Taranto ha sempre la testa dentro la bocca della tigre. La regione Puglia appunto, con tutta la sua potente truppa barese e leccese pronta a sbranare il gattino Taranto. 
E come disse Winston Churchill: non puoi trattare con una tigre quando hai la testa dentro la sua bocca.


Ad essere sinceri la colpa non è dell'assessore Capone. E' normale che faccia gli interessi del suo territorio e lo faccia, ovviamente, a discapito della provincia pugliese più debole con la copertura del presidente Emiliano che nel prendere in giro la città è ormai campione olimpionico. 

Meno normale è la cronica debolezza della classe politica tarantina. 
E' lecito chiedersi se con Gianni Liviano assessore regionale alla cultura questa cosa sarebbe successa. 
Probabilmente no ma sappiamo tutti come è finita quella vicenda.

Anche all'epoca dimostrammo  ingenuità nei confronti degli scafati pescecani regionali che riservarono al consigliere tarantino una trappola per rimuoverlo dall'incarico. 

Che fare allora?



Una possibile soluzione è staccarci dalla Puglia e andare con la Basilicata seguendo le orme della Terra della Magna Grecia.

E' questo l'obiettivo del referendum proposto dall'avv. Russo. L'idea è buona perchè a differenza dei nostri "compagni" pugliesi i lucani non sono geneticamente predisposti allo sciacallaggio e vedono in Taranto una grande opportunità di crescita reciproca. 

Sono numerosi i contatti fra molte associazioni culturali tarantine (fra cui la nostra) e i lucani e ovunque si riscontra autentico spirito di fratellanza e collaborazione. 

Ricordiamo che se Taranto ha un Frecciarossa 1000 che arriva fino a Roma e Milano il merito è della regione Basilicata che ha ottenuto un treno veloce che passasse per i suoi confini.



Conviene?
La risposta è: Si. Vorrebbe dire avere aeroporto, porto, città metropolitana e una sanità da paese al nord dell'equatore senza andare ad elemosinare piatti di riso a Bari.

E' storicamente credibile?
La risposta è: Si. La prov di Taranto fa parte sia dell'Arco Ionico magno greco che del Salento, con la Terra d'Otranto che andava da Leuca a Matera. La Puglia storicamente non è mai esistita, è una invenzione amministrativa del 1946 in seguito ad un accordo politico fra Aldo Moro e Palmiro Togliatti.

C'è qualche possibilità?
La risposta è: Si, ma le resistenze saranno enormi. Per la Puglia vorrebbe dire perdere la seconda provincia per pil e pil pro capite, 600.000 abitanti e un territorio di colonia dove razziare, depredare e seminare sale grosso. Per i baresi vorrebbe dire perdere circa 1/4 dei fondi regionali che vengono spesi (a Bari). Piuttosto rinunciano a San Nicola.

Conviene  raccogliere le firme e votare?
La risposta è: Si. Perchè se vince il Si potrebbe essere comunque una carta in più da giocare in consiglio regionale

Roberto Bellacicco
studente universitario



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