Storia della balena di Taranto
Lo scheletro di questo Cetaceo appartiene ad una Balena franca boreale (Eubalaena glacialis) ed è un reperto di notevole importanza storica e scientifica, essendo l’unico esemplare del Mediterraneo di questa specie musealizzato. La balena penetrò nel Mar Grande di Taranto nel febbraio 1877. Inseguita ed assediata, fu bersagliata da centinaia di colpi di fucile e di rivoltella. Non potendo riprendere il largo, il malcapitato animale tornò indietro, ed in seguito al lancio di candelotti di dinamite, rimase stordito. Ormai esausta, si arenò e fu imbricata con forti gomene. Dopo la morte, il cetaceo fu esposto per parecchi giorni, dietro pagamento di un biglietto, in un baraccone appositamente costruito. Della carcassa fu utilizzato il grasso, dal quale si ottennero 3521kg di “olio di pesce” mentre lo scheletro e gli organi interni furono acquistati per l’Università di Napoli da Paolo Panceri, professore di Anatomia Comparata. Questi fece tempestivamente preparare i “visceri” e lo scheletro per esporli nel Gabinetto di Anatomia Comparata di Napoli. Il Panceri, che tanto aveva operato per l’acquisizione di questo esemplare, morì purtroppo prima dell’arrivo dello scheletro a Napoli. Nel 1950 lo scheletro fu trasferito nel Museo Zoologico.
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