mercoledì 4 maggio 2016

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Il concerto del primo maggio a Taranto: Pino Aprile



TARANTO VINCE IL DERBY DEL PRIMO MAGGIO
‪#‎unomaggiotaranto‬
di Pino Aprile
A freddo: Taranto vince il derby del primo maggio. Anzi: stravince. Quindi, l'incredibile creatura nata, da zero, gigante, sui resti della grandezza di Taranto (nell'area archeologica), ha un solo nemico che potrebbe distruggerla: se stessa. E la cosa è più probabile di quanto si pensi (lo scrivo incrociando le dita... vabbe', di una mano sola). E mi spiego:
1 – affluenza: sia gli organizzatori del concerto del primo maggio di Roma (i sindacati) che quelli del concerto di Taranto (cittadini e lavoratori liberi e pensanti) hanno dichiarato la presenza di 200mila persone. Diamo per detto tutto quello che si obietta (e non a torto) in questi casi; diciamo che, almeno per quel genere di cose, li diamo alla pari. Un paio di circostanze, però, vanno pesate diversamente: a) posto che sia vero il dato dei 200mila, gli spazi di piazza san Giovanni, a Roma, non sono in grado di contenerne tanti, secondo calcoli di superficie più volte proposti; quelli di Taranto sì. Quindi sul fatto che entrambi esagerino con i numeri delle affluenze, possiamo dire che per Roma è sicuro, per Taranto è probabile; b) ma nel corso della giornata, a Roma ne sarebbero transitati circa 800mila, secondo gli organizzatori. Se dobbiamo tener conto del discorso di prima, a Taranto, in uno spiazzo più ampio, possono almeno esserne passati altrettanti. O no? Secondo me no, in entrambi i casi, ma fatta la tara degli... “aggiustamenti”, non si regala né si toglie nulla a nessuno se li si danno, per numeri di pervenuti, alla pari;
2 – Roma è al centro del Paese, Taranto in fondo a sinistra. La raggiungibilità, anche per l'imparagonabile quantità e qualità di collegamenti possibili (autostrade, treni, aerei, pullman) vede Roma clamorosamente in vantaggio. Quindi lo stesso numero di persone non vale lo stesso se a Roma o a Taranto;
3 – Esperienza, struttura, uomini e mezzi che possono mettere in piedi i sindacati (forse i più organizzati, dopo la chiesa cattolica), per muovere folle, ottenere facilitazioni di trasporto, sono di altissimo livello, da primato. E il rito del concerto del primo maggio a Roma ha alle spalle 26 anni di tradizione; è una macchina più che rodata. A Taranto, si fa il concerto del primo maggio da solo quattro anni; a organizzarlo è stato un gruppo di cittadini e metalmeccanici. Insomma, se il risultato è pari, è come se il Frosinone avesse pareggiato con il Real Madrid;
4 – e le risorse? Ne vogliamo parlare? Non ci sono nemmeno i termini per fare paragoni. A Taranto sono terrorizzati dal bilancio di alcune decine di migliaia di euro; a Roma, con quei soldi, ci pagheranno le pulizie e l'ordine di grandezza dell'investimento è lunare, in confronto, anche se non si hanno cifre certe (ma conoscendo il cachet di alcuni partecipanti, si può immaginare il resto). A Roma gli artisti vengono pagati, com'è giusto; a Taranto non se lo possono permettere, ma c'è la fila di grandi autori e interpreti che vogliono andarci gratis (grazie, da tarantino, a tutti). Poi, se volete, chiamatelo ancora pareggio (non dispiacerebbe quello dei conti: se potete, versate qualcosa per aiutare gli amici di Taranto, che qualche difficoltà ce l'hanno. Con PayPal o un bonifico, leggi qui: http://www.liberiepensanti.it/sostieni-t-shirt-donazioni-vi…);
5 – tante le istituzioni che sostengono con servizi, funzioni di vigilanza, contributi, il concerto di Roma; quello di Taranto, anche per la spigolosa difesa della propria indipendenza e coerenza (e un pizzico di carattere 'nu poc' f'zzus, pure) degli organizzatori, nessuno dà niente. Il Comune garantisce i bagni, il taglio dell'erba (che andrebbe tosata anche quando non ci sono concerti, a voler essere pignoli) e la pulizia ma te lo fa pesare come se avesse fatto chissà che. Mancano i vigili, alcuni in sciopero altri non si sa dove. Pare siano apparsi solo per ricordare che a mezzanotte bisognava finire tutto. Una assurdità per un evento di centinaia di migliaia di persone;
6 – il sistema informativo nazionale (uno dei più vergognosi del pianeta, come testimonia la posizione dell'Italia, dopo un bel pezzo di Africa, nella classifica della libertà d'informazione) è tutto al seguito del concerto del primo maggio di Roma. Benissimo. Ma arrivare a tacere di quello di Taranto, mentre dal punto di vista giornalistico (Davide raggiunge e supera Golia) è sicuramente “più notizia”, fa davvero schifo. Eroiche e lodevoli le minuscole eccezioni;
7 – fare lo stesso numero di presenze avendo un forte svantaggio territoriale e di comunicazioni; un ventesimo o un centesimo delle risorse; nessuna organizzazione alle spalle; le istituzioni contro; l'informazione pure; nessuna esperienza o quasi, contro mezzo secolo di tradizione... Beh, voi, se volete, chiamatelo pure pareggio, per me è come se i 300 alle Termopili non avessero mortificato il milione di soldati si Serse, frenandone l'avanzata, ma avessero vinto. Però...
8 - ...però, è vero che i cittadini e lavoratori liberi e pensanti, mettendo su una giornata di musica vera e politica vera, dal basso, sono riusciti a dare al loro concerto un carattere forte, serio, che quello di Roma non ha più, ma è anche vero che questo non basta più. Se il primo maggio di Taranto non diventa progetto (ovvero strumento politico per la città, per il Sud, per i lavoratori tutti non per un giorno, ma da un anno all'altro), ove restasse in piedi, rischierebbe di ridursi, a mano a mano, alla sola musica, come è accaduto al concertone romano. Se è nato e subito è esploso, è perché i suoi ideatori hanno intercettato un bisogno e una produzione diffusi di politica, dal basso, dai territori, la cui somma fa il successo del primo maggio tarantino. E quei fermenti non sono solo politici (e meno male!!), ma culturali, identitari. Dimenticarselo può voler dire perdere l'anima e il carattere dell'iniziativa. Intorno al concerto deve esserci cuore e testa, cultura e scuola dei diritti e di solidarietà, di coscienza condivisa di sé e degli altri. Vuol dire musica, certo, e teatro, e cinema e libri e incontri, e scoperta della propria storia, dei propri territori. Quest'anno un primo piccolo passo in tal senso è stato fatto con "Riconversioni", la settimana di eventi che ha anticipato il Primo Maggio. Bisogna continuare ad alzare l'asticella altrimenti non riuscirai più a saltare e il sogno scivolerà nella ripetizione;
9 – e i soldi. Non sono il diavolo, lo diventano se ottenuti male e usati male. Non è certo il caso di Taranto; ma non si può davvero pensare che possa, un'impresa (che tale è, ormai) di queste dimensioni, reggersi sul lavoro, il rischio di operai e cittadini che hanno già fatto miracoli. Hanno dimostrato che si può fare qualcosa di grande senza avere i petrolieri come sponsor. Ci sono riusciti nonostante gli abusivi, persino minacciosi, che invadono l'area del concerto e fanno concorrenza agli organizzatori che contano di recuperare un po' di spese con la vendita di gadget e bevande (cari abusivi, siete dei delinquenti: rubate a chi fa tanto con il poco e distruggete la possibilità che possano ancora farlo). L'impresa ora deve diventare economicamente salda per continuare a esistere. La forza del concerto di Taranto è la partecipazione, non sono fisica, ma anche ideale, di chi ci va. Bene, bisogna fidarsi del proprio popolo, pensare che sia tale tutto l'anno, che si aggiunga a chi già fa e faccia insieme, faccia altro e aumenti; spalmare l'iniziativa nei mesi prima e nei territori intorno, nelle regioni, da coinvolgere chiamandone una all'anno a far parte come “ospite speciale”, che ne so... Darsi strutture, crescere, garantirsi risorse. Insomma: il tempo dei pionieri non è sempre. E quelli di Taranto hanno dimostrato di poter “partire dal primo maggio”. Per questo, ferma restando la coerenza, qualche spigolo va smussato.
A proposito, devo rispondere alla domanda: e tu chi cazzo sei per metterti a fare 'sti sermoni? Sono un tarantino; e potrebbe bastare. Poi, per puro colpo di... caso, ero con quei fantastici matti che hanno costruito questo successo, quando cominciarono a dirsi: «Ma se facessimo un concerto?». Che ci riuscissero ero sicuro, ma chi diavolo poteva immaginare che mettessero in piedi un colosso?

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